Luoghi
di
culto
- SS.
PIETRO E PAOLO (Plebale - Ed. sec XVI - Ded. 18/09/1983),
P.zza Livia della Rovere
- SS. CROCIFISSO
E S. FRANCESCO DA PAOLA (già Regolare O.M. - Ed. 1604 - Ded.
25/09/1993), P.zza Principi di Suasa
- S.
MARIA DI MASSA (Santuario Madonna del Vallato - Ed. 1637-1641), Via
Pian Volpello
- S. PIETRO
MARTIRE (Ed. sec. XVI), Via Vaseria
- S.
MARTINO (Ed. sec. XIX), via Case Nuove
- S.
MARIA DEL SOCCORSO (S. Lucia - Ed. 1969), Via S. Lucia
- SS. CROCIFISSO (detta di S. Caterina - Ed. 1937),
Via Pian Volpello
- S.
ANTONIO DI PADOVA (Cappella gentilizia Fam. Pianetti - Ed. sec. XVII),
Via Case Nuove
- CIMITERO COMUNALE (Ed.
1855/1991), Via Case Nuove
Stampa e
Bibliografia
GELLO GIORGI, "Suasa Senonum", Centro Saveriano Azione
Missionaria, Parma, 1981, 2a Ed. COSTANZO MICCI, "Il Monastero di S.
Lorenzo in Campo", Ed. Trifogli, Ancona, 1965
ALBERTO POLVERARI (a cura di), "Castelleone di Suasa", Vol. 1°
"Vicende storiche", Vol. 2° "Vita castellana" (Lanfranco Berti
-
Renzo Fiorani - Umberto Gasparini - Elvio Grossi - Raoul Mancinelli -
Alberto Polverari - Silvana Vagnini Cocci), Ed. Tecnostampa, Ostra
Vetere, 1984/1989
Cenni storici sulla
chiesa
SS. Pietro e Paolo
Tratto
dallo scritto di mons. Angelo Mencucci in occasione della riapertura
della chiesa parrocchiale colpita dal terremoto del 1997
STORIA RELIGIOSA PASTORALE
Questo capitolo è un estratto (in parte) dalla "Parte
Seconda:
Vita religiosa in Castelleone", composto e pubblicato dal Parroco Don
Umberto Gasparini, sul II Volume di Castelleone di Suasa (5).
Evoluzione
storica della Parrocchia
Tutti i documenti più antichi, custoditi nell'archivio
Parrocchiale di Castelleone iniziano con l'anno 1605.
3
Maggio 1605 (registro dei Battesimi)
8 Settembre 1605
(registro dei morti).
E' quindi legittimo, stando a questi documenti, supporre che prima di
questa data sia stata eretta la Parrocchia di SS. Pietro e Paolo di
Castelleone. In precedenza, essendo diretta dipendenza dell'Abbazia di
S. Lorenzo in Campo, questa vi nominava dei Cappellani Abbaziali, che
non erano parroci autonomi, ma avevano la cura spirituale delle anime
di Castelleone.
Poi, quando Urbano Vigerio Della Rovere
divenne
Vescovo di Senigallia dal 1550 al 1570 circa, elevò a Cura
(Parrocchia) la Pieve di S. Lorenzo e questo fatto costituì
un
precedente importante anche per Castelleone, che, sotto l'Abbate
Giuliano Della Rovere (1585-1621), uomo disposto al bene spirituale dei
fedeli, e il fratello di questi, Ippolito, che dal 1572, era stato
Signore di Castelleone, e poi Marchese di S. Lorenzo in Campo, anche la
Cappellania di Castelleone venne elevata al rango di Parrocchia dotata
di rendite beneficiali unita alla Diocesi di Senigallia ma sotto
Enfiteusi dell'Abbate di S. Lorenzo, al quale ogni anno deve versare il
Canone di una libra di cera bianca.
Micci dice infatti che
sotto il governo del Marchese
Ippolito e dell'Abbate Giuliano, il popolo "godette", in questa
autonomia materiale e spirituale, di un saggio governo, pace e
prosperità.".
Essendo costituita in Parrocchia,
la Comunità
di Castelleone doveva avere anche la sua Chiesa Parrocchiale; allora i
Della Rovere (negli inventari si parla sempre di Duchi d'Urbino)
donarono a Castelleone, un grande fabbricato situato sulla destra della
porta del Castello, che probabilmente fino ad allora era stato, data la
sua posizione strategica, adibito a "casermaggio" della Guarnigione di
soldati.
Infatti dentro il Castello esisteva, secondo il
Micci,
soltanto la Chiesa di S. Pietro, posta sulla Rocca e quindi totalmente
insufficiente ad assolvere il ruolo di Chiesa Parrocchiale. I Della
Rovere e specialmente la Duchessa Livia, signora di Castelleone dove
abitava e dove morì molto si adoperò per la
chiesa, la
Parrocchia e la popolazione di Castelleone.
Ma se si
prendono in esame gli altri indizi e
considerazioni si piò far risalire l'istituzione della
Parrocchia a Castelleone molto più indietro nel tempo.
Infatti:
- prima della serie di parroci scritta dal
Montanari,
si hanno altri nomi di pievani o rettori della pieve di S. Pietro
Apostolo di Castelleone:
- Antonio di Cantiano 1392
"Dominus Antonius De Cantiano rector ecclesiae Sancti Petri, dicti
Castri" (Castri Leonis).
- Francesco, 1400.
(Forse con ricerche successive si potranno trovare anche altri nomi).
- Il Ridolfi (6), circa l'anno 1595 scrive che a Castelleone
c'è
la Chiesa Parrocchiale, sotto il titolo di S. Pietro e, ad essa unito,
l'oratorio sotto il titolo di S. Onofrio, poi demolito. Detto oratorio,
secondo il disegno tracciato dallo stesso Ridolfi, si trovava sul lato
sinistro della Chiesa Parrocchiale.
Anche la scelta di S.
Pietro Martire come Patrono nel
secolo XIII di cui si parla più avanti, può
essere una
prova che la comunità cristiana di Castelleone aveva
già
una sua vita autonoma, una sua chiesa (S. Pietro Ap.), sempre ricordata
nei documenti e toponimi come la principale, e una sua organizzazione e
definizione giuridica con un Pievano o Rettore.
Il fatto,
poi, che solo dal 1605 partano i registri
parrocchiali, si può spiegare con la consuetudine, in atto
nei
secoli precedenti, di non registrare accuratamente la data
dell'amministrazione dei sacramenti e con l'esistenza nell'ambito della
stessa parrocchia, di più chiese "battesimali".
1550-1590
Prima Chiesa: Evoluzione architettonica della Chiesa Parrocchiale
La primitiva Chiesa Parrocchiale era costituita da una sola navata
(quella centrale della attuale Chiesa), aveva il tetto molto
più
basso, situato all'altezza del cornicione, che poggiava su grosse travi
di legno.
In seguito fu costruito un soffitto piatto e
attaccato alle travi. Era lunga mt. 21 e larga mt. 7. C'era l'altare
maggiore in mattoni intonacati. Man mano si sono costruiti, certamente,
altri altari lungo le pareti, come usavano allora, ma non si sa a chi
fosssero dedicati. Il pavimento era di mattoni cotti e
resterà
così, con grandi avvallamenti sopraggiunti, fino ai primi
decenni del secolo XIX.
Fu costruito il Campanile (vedi
descrizione a parte)
(seconda trasformazione 1600). E' incerta la data e il motivo per cui
al titolo originario di S.Pietro, fu aggiunto S. Paolo. Probabilmente
subito dopo l'adattamento del locale in chiesa, nella seconda
metà del secolo XVI (1550-1600), constatata l'insufficienza
della Chiesa a contenere i fedeli la Confraternita del SS.mo
Sacramento, che già possedeva l'oratorio di S. Onofrio,
essendo
in possesso di notevoli disponibilità economiche si assunse
l'onere di costruire dalle fondamenta la navata laterale destra.
A riprova di questo si possono addurre vari documenti.
Negli inventari sempre si dice che la Confraternita del SS.mo
Sacramento ha il "giuspatronato" della navata minore, possiede la
chiave della porta d'ingresso, spetta ad essa provvedere anche alle
riparazioni murarie.
Se nel 1715 il muro esterno minaccia
di cadere,
significa che dalla sua costruzione erano passati molti anni;
è
quindi giustificato porre la sua costruzione nel periodo sopra scritto.
Altri elementi, di natura urbanistica ed
architettonica, visibili anche oggi, dimostrano che questa navata
è stata aggiunta in un secondo tempo:
1) Essa
è situata totalmente fuori della cinta muraria,
2) Il muro che tocca la vecchia costruzione non ha alcuna connessione
con esso,
3) Quando fu abbattuto il poderoso muro perimetrale della navata
centrale per poter comunicare con questa nuova, esso fu sostituito con
dei pilastri, in mattone cotto, lavorato e sagomato, uguali a quelli
più antichi che si possono osservare lungo le "logge". Anche
questo elemento conferma il periodo di costruzione. Questa navata fu
dunque giustapposta a quella principale anche nel tetto, del quale
continuava la pendenza. Tale copertura, rimase invariata fino al 1944.
All'interno delle due Navate, man mano, trovarono posto gli altari
descritti dal Montanari.
Chiesa
Parrocchiale
"Sotto il titolo di S.Pietro, una volta di collazione dell'Abbate di S.
Lorenzo in Campo, di giurisdizione però del Vescovo di
Senigallia secondo anche detto articolo: De Castroleone (secondo la
descrizione Ridolfi e Montanari) (7). La medesima chiesa ha due navatem
aventi in mezzo tre colonne.
1829 - 1856: Terza
trasformazione
Con la nomina del giovanissimo (31anni) Pievano Gaetano Paggi,
sacerdote intraprendente e dinamico, che resse la Parrocchia per 46
anni, la Chiesa conobbe un periodo di trasformazioni e la Parrocchia
un'era di grande vitalità spirituale.
La Navata
centrale conosce una radicale trasformazione:
Si
demoliscono il tetto, ormai fatiscente, e la facciata.
La facciata viene ricostruita in modo da allineare il muro esterno con
la navata più piccola (che prima era più lunga di
circa
m. 1,50) e vengono ricavate, in alto, due finestre per dar luce dal
fondo.
Il tetto viene ricostruito dopo aver innalzato i
muri perimetrali in modo da poter ricavare anche qui 5 finestre.
Viene aggiustata l'abside e ornata di un nuovo "Coro" a due ordini di
sedili, costruiti in legno di "ebano" e pitturato color noce
(Inventario Paggi 1852).
Sopra la porta d'ingresso viene
costruita, in legno,
sostenuta da due colonne pure di legno, la Cantoria (Inventario Paggi
1852). Questa nel 1876, dal Pievano don Augusto Giorgini, "viene fatta
pitturare e decorare e nello stesso anno vi si colloca il nuovo Organo,
composto da 14 registri, acquistato con il contributo della Confrat.
del SS.mo Sacramento (L. 100), della Confr. di Maria SS.ma Addolorata
(L. 50), e di tutto il Popolo (L. 350) e del Pievano, che in parte fu
poi rimborsato con la vendita di alcune quercie". (Inventario Giorgini
1888).
Del Campanile si parla più avanti.
Anche all'interno vengono portati dei miglioramenti.
La tinteggiatura.
La decorazione dell'Altare, già di S. Francesco, e, con
l'acquisto della Statua della B.Vergine Addolorata (1832) e la erezione
(fondazione) di una Confraternita sotto lo stesso nome (1833), dedicata
alla devozione verso la Vergine Dolente.
La statua
resterà in venerazione fino al
1960. L'Altare Maggiore, in mattoni intonacati, viene rivestito di
marmi. (Inventario Giorgini 1888).
Sotto l'altare medesimo
si custodisce il Simulacro
del Cristo Morto (giunto fino ai nostri giorni e in venerazione ogni
anno nel Venerdì Santo).
La Chiesa nelle
solennità viene illuminata da
80 candele, poste su 24 cornucopi oltre a quelle sugli Altari (18
sull'Altare Maggiore e almeno 6 su ogni altro Altare). (Inventario
Giorgini 1888).
Il Pievano Gaetano Paggi, nel 1852,
nell'inventario
inviato al Vescovo di Senigallia Card. Lucciardi, scrive: "Il titolo
della Chiesa Parrocchiale di Castelleone è S.Pietro e
S.Paolo.
Fu eretta dai Duchi di Urbino, da me attualmente Parroco innalzata e
migliorata, per quanto lo permetteva la vecchia fabrica, e adornata di
campanile novo piantato di fondo. La Confraternita del SS. Sacramento
è Patrona della navata minore e più bassa, che
mantiene
di tutto e per tutto. Come acquistò il patronato non si
conosce,
ma deve essere stato in ragione di fabrica (Arch. Parr. tit. XXIX).
1899 - 1946: Quarta
trasformazione
Questo periodo coincide con la presenza, come Pievano-Parroco, di Don
Vincenzo Renzi che si adoperò non poco per la Chiesa.
E' lui che fa erigere, nel 1916, sul lato sinistro
della navata centrale, le Cappelle dedicate all'Addolorata, a
S.Giuseppe e S.Pietro M.
Infatti, aprendo parte del muro
perimetrale a forma
di archi e sottraendo un po' di spazio alla Casa Canonica, ricava le
due Cappelle (con una spesa di L. 652,56).
Quella dedicata
all'Addolorata, più grande,
ornata e decorata da Mario Bedini, con altare e nicchia, dove
è
in venerazione il Simulacro. Sotto l'altare viene posto ancora il
Cristo Morto.
Quella più piccola, sotto il
titolo di
S.Giuseppe, di cui è in venerazione la Statua, (che esiste
anche
oggi) posta sopra l'altare.
A fianco a questo Altare, sul
muro che divide questa
Cappella da quella dell'Addolorata, viene ricavata una nicchia, nella
quale viene posto S.Pietro Martire.
A questa Cappella si
accedeva dalla Chiesa e dalla
Sacrestia. Per andare nel Campanile si doveva sempre attraversare la
Cappella dell'Addolorata.
Nel 1927 (come da piano di spesa
del Geom. Domenico
Ciceroni di Corinaldo) viene rifatto il tetto di tutta la Chiesa (con
una spesa di L. 3.000), il pavimento con mattonelle di cemento e
vengono eliminate le tombe, ad eccezionedi quelle situate nella Navata
Minore.
Nel terremoto del 1930, la Chiesa, così
riparata e rafforzata, non riportò danni gravi.
E' Don Renzi che pone in opera la prima illuminazione elettrica.
1944-1975: Quinta
trasformazione con la terza navata
Nei giorni
11 e 13 Agosto 1944, Castelleone viene bombardato e la Chiesa colpita
ripetutamente.
La facciata viene squarciata dalle cannonate, che distruggono l'organo,
e arrivano fino all'altare maggiore, danneggiandolo, insieme al quadro
dei Santi Pietro e Paolo. Il tetto è irreparabilmente
colpito e
le suppellettili distrutte o danneggiate.
1946-1973:
Il Parroco Don Sante
Rossetti sporge subito denuncia al Genio Civile di Ancona e fa
predisporre i progetti per la ricostruzione.
Ma nella sua
mente prende forma l'intenzione di dare
un assetto diverso alla Chiesa. Infatti la Chiesa, anche con le due
navate, è insufficiente e in un certo senso "incompiuta" nel
suo
sviluppo architettonico.
Quindi si progetta la
ricostruzione non più a
due navate ma a tre. Per far posto alla nuova navata si demoliscono il
Campanile, le Cappelle dell'Addolorata e di S.Giuseppe e la Sacrestia
(che viene ricavata trasformando il vecchio Ufficio Parrocchiale).
Nel muro di sinistra della navata centrale vengono
aperti 4 archi, uguali a quelli di destra. Gli altari vengono tutti
demoliti. L'Abside viene allungata di circa m. m. 2,50, con la
costruzione di un muro semicircolare, situato totalmente fuori delle
antiche mura castellane.
La stessa Abside, è ora
illuminata da due
monofore, chiuse da due vetrate policrome, opera di Vitali di Foligno.
Nel 1952, VII Centenario di S.Pietro M., Tarcisio
Bedini di Ostra, coadiuvato dal padre Marcantonio (famoso decoratore),
esegue a tempera e oro nel "catino" dell'Abside, la figura di Cristo
Re, con ai lati S.Pietro e S.Paolo, che emergono da un cielo azzurro.
Sotto, al centro, si pone il Crocifisso che si trovava nella Navata di
destra.
Ora la Chiesa misura m. 27 x 18 con una superficie
di mq. 450 circa. Viene anche completata e resa perfettamente
simmetrica la serie degli archi sul lato destro e la medesima navata
leggermente ristretta per le stesse ragioni.
Il presbiterio
viene chiuso da una nuova balaustra
di marmo e l'Altare Maggiore ricostruito in marmo e consacrato dal
Vescovo Umberto Ravetta, di Senigallia, il 2 Ottobre 1947 (nel Sepolcro
si pongono le Reliquie dei Santi Martiri: Antonino, Eusebio ed
Eutichiano).
Si pone in opera la pavimentazione completa in
marmo, le facciate e il tetto vengono completamente ricostruiti, tutta
la Chiesa ulteriormente innalzata e sopra le tre porte d'ingresso
vengono aperte tre finestre rotonde. Il soffitto delle tre navate viene
eseguito in "camorcanna" sostenuta da costole di legno. La volta della
Navata di Centro è "a tutto sesto", nelle navate minori
è
"a botte".
In cima alle navate laterali vengono costruite
due
Cappelle, terminanti anch'esse ad abside, con al centro una nicchia:
quella di sinistra dedicava alla B.V. Addolorata, con l'altare in marmo
(donato da Domenico Panichi) consacrato dal Vescovo di Senigallia Mons.
Umberto Ravetta nel 1957 (nel sepolcreto sono poste le reliquie dei
Santi: Amedeo, Massimo e Valentino), quella di destra dedicata a
S.Pietro M. (sopra l'altare viene posta la Statua). La decorazione
delle absidi è del Bedini. In fondo alla navata di destra,
trova
posto il nuovo Battistero in marmo policromo.
L'esterno
della Chiesa (ad eccezione del muro della
navata destra) e la facciata della Casa Parrocchiale vengono
completamente "incamiciati" con mattoni "faccia a vista".
Ora, a chi visita il paese, la Chiesa si presenta
come il complesso architettonico più armonico e
caratteristico
di Castelleone.
Nel 1961 viene eretta la nuova Via Crucis
in
maiolica policroma, dono del Sac. castelleonese don Nazzareno Morici e
di sua sorella Camilla. Nello stesso anno si pone in opera lo zoccolo,
in marmo, alle pareti perimetrali.
Per la ricostruzione
dell'organo l'iter è
più lungo. Don Sante Rossetti riesce a realizzarlo, con i
danni
di guerra, solo alla fine della sua vita. Esso è opera della
apprezzata ditta Pinchi di Foligno e, secondo le nuove esigenze
liturgiche, si distacca l'organo dalla consolle: il primo trova la sua
maestosa collocazione in fondo alla navata principale, sopra l'atrio
d'ingresso, la seconda ai bordi del presbiterio sotto l'arco che
collega la Navata Centrale a quella di destra.
Il Parroco
Don Sante non ebbe la gioia di farne
l'inaugurazione ufficiale perché richiamato alla casa del
Padre:
essa si fece ad opera del successore nel 1975, con un Concerto del
Chiar.mo Maestro Adamo Volpi, Organista della Basilica di Loreto.
Detto organo accompagna le Sacre Funzioni, i canti del Coro e dei
fedeli, suonato da giovani esperti e volonterosi.
Con la riforma liturgica ad opera del Concilio Vat. II, fu necessario
attuare (1965) altre modifiche eseguite, da don Rossetti:
-
l'Altare maggiore viene rivolto al popolo;
- il Tabernacolo
viene posto sul lato destro del presbiterio, sostenuto da quattro
colonne di marmo;
- in fondo all'Abside si costruiscono tre
gradini, a decrescere, e vi si pone la sede del Celebrante;
- con le formelle della balaustra, che viene definitivamente tolta, si
costruisce il luogo della proclamazione della Parola;
- il
Battistero viene collocato in cima alla navata
di destra, S.Pietro Martire portato nel Tempietto, in fondo alla
medesima. In quella che era la nicchia per la Statua del Santo Patrono
si colloca una artistica vetrata policromam dono di F. Baldarelli e
opera di Vitali (Foligno).
- Nel 1967 si dota la Chiesa di
un impianto di riscaldamento.
Il 15 Maggio 1975, il I° Anniversario della morte di don Sante
Rossetti, viene affissa una lapide a ricordo del suo zelo sacerdotale e
a memoria della sua intraprendenza pastorale:
Alla
Venerata Memoria
di DON SANTE ROSSETTI
Pievano Parroco di questa Parrocchia
dal 1942 al 1974
che visse facendo a tutti del bene
edificando con le
virtù e lo zelo
del Buon Pastore
il
Gregge a lui affidato
la Comunità ecclesiale di
Castelleone
nel I° Anniversario del suo ritorno
alla Casa del Padre
questa marmorea testimonianza
pone consacra e dedica
a perpetuo ricordo e gratitudine
15/5/1975
1975-1983: Sesta trasformazione
Nel 1978, con le offerte di tutte le famiglie e l'integrazione del
Parroco Mons. Umberto Gasparini si rinnovano tutte le panche
(£.
3.858.000) che, da private, divengono di tutti. Quelle vecchie, di
legno ordinario, costruite nell'immediato dopoguerra, vengono
distribuite nelle Chiese di S.Francesco, S.Pietro Martire, S.Lucia,
Madonna del Vallato.
Nonostante le continue cure
precedenti, la Chiesa
presenta un soffitto pieno di crepe e annerito, i pilastri privi di
intonaco per l'umidità, il pavimento dell'abside con vistosi
avvallamenti, e l'impianto elettrico vecchio e pericoloso (risale al
1947).
Il parroco chiama a raccolta tutto il Popolo, dopo
essersi consultato con il Consiglio Pastorale e tutti gli esperti,
decide di aprire una sottoscrizione fra i Parrocchiani i quali
rispondono con entusiasmo e concretezza, sentendo la Chiesa come un
patrimonio appartenente ad ogni fedele. Così tra il luglio
del
1982 e il gennaio del 1983 (con una spesa di £. 27.000.000)
si
realizzano le seguenti opere:
- Pavimento dell'Abside in
marmo e sottostante
solaio. Tutta l'area viene rialzata di due gradini e vi si colloca il
Coro in legno pregiato, opera degli artigiani locali: Sebastianelli
Vincenzo e Giuliano, (dono di Don Morici nel 50° di
sacerdozio),
che conferisce alla Chiesa un aspetto solenne.
- Il
Santissimo viene portato nella cappella dell'Addolorata e il
Tabernacolo tolto dal Presbiterio.
- L'Ambone ricostruito,
utilizzando le colonne del Tabernacolo.
- Le basi dei pilastri della Chiesa vengono rivestite di marmo per
ovviare i danni continui dell'umidità e conferire alla
Chiesa un
aspetto più decoroso.
Tutte le opere murarie
vengono eseguite dalla ditta
Tenti Giancarlo di Castelleone. I marmi sono di Maggiori Umberto di
Ostra Vetere.
L'impianto elettrico completamente rinnovato
ad
opera di Pietro Frati e il sistema di amplificazione installato dalla
ditta Mandolini di Marotta.
Tutto il tetto sistemato.
Per ultima si esegue la tinteggiatura, decorazione e restauro ad opera
della ditta Pasqualini G. di Barbara.
Ora noi Castelleonesi possiamo veramente andare orgogliosi della nostra
Chiesa, che ci accoglie nella sua area sacra, scandita dalla sequenza
di archi che guidano il fedele all'altare, centro della liturgia.
Il 18 settembre 1983, a coronamento di questo lungo
e tormentato cammino, la Chiesa Parrocchiale dei S.S. Pietro e Paolo,
con il Rito, officiato dal Vescovo di Senigallia Mons. Odo Fusi Pecci,
è stata solennemente Consacrata e dedicata.
A
ricordo è stata apposta una lapide:
Nell'anno
del Signore 1983
Anno Santo straordinario della
redenzione
Sommo Pontefice Giovanni Paolo II
Vescovo Odo Fusi Pecci
Parroco Umberto Gasparini
per unanime e generosa volontà del popolo castelleonese
questa Chiesa,
è stata ristrutturata,
restaurata, decorata
per la maggior dignità del
culto di Dio
in ossequio alle norme del Conc. Vat. II
e solennemente consacrata
18 settembre 1983
Storia del campanile
Quasi subito dopo la sua erezione, (questo si può dedurre
dal
fatto che nel 1790 era già moto vecchio e malandato) la
Ciesa
Parrocchiale fu dotata del Campanile, come si conviene ad ogni Chiesa
molto frequentata dai fedeli, perché con il suono delle
campane,
fosse richiamo per le Sacre Funzioni e potesse scandire i vari momenti
della giornata lavorativa: l'Ave Maria del mattino (per l'inizio della
giornata), l'Angelus (per il pranzo), l'Ave Maria della sera (termine
del lavoro dei campi), un'ora dopo il tramonto (per la preghiera dei
defunti e il riposo). Le campane con i vari tipi di suono, avvisavano i
parrocchiani su pericoli, invasioni, incendi, temporali, morte, feste;
fino all'avvento dell'orologio, dei manifesti, e della Radio e TV,
erano l'unico e più rapido mezzo di informazione e
convocazione
dei fedeli e cittadini: la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo ha avuto tre
Campanili.
1° Campanile: Ne da
notizia
il Pievano Francesco Vici nel suo inventario del 1790 (21): "A
mezzogiorno (dietro l'altare maggiore), a capo della navata minore,
dietro l'Altare del SS.mo Crocifisso, eretto nelle mura castellane,
alto metà più della Chiesa, si trova situato il
campanile, fabbricato in quadro (forma quadrata) riuscendo le corde
delle campane nel Coro medesimo. Detto campanile, dalla impostatura
delle campane in su e nella cupola si vede consunto
dall'antichità e in cattivo stato".
Il campanile
aveva due Campane non molto grandi. di questo campanile si parla fino
al 1830.
2° Campanile:
il Pievano Paggi (1829-1856), giudicando non riparabile il campanile
esistente e ritenendo la sua collocazione non idonea, per il fatto che
le corde scendevano dentro la Chiesa, con danno per il coro e per la
pulizia, lo demolì e ne fece costruire uno nuovo, situato
tra la
Chiesa e la Canonica.
Nell'inventario del 1852 si legge:
"Da me ornata (la
Chiesa) di Campanile novo, piantato di fondo". Il Pievano D. Augusto
Giorgini, nell'inventario del 1888 dice:"Unito alla Sagrestia e alla
Chiesa sorge il Campanile, formato a guisa di torre. Vi sono tre
campane, per uso della Parrocchia, delle quali la maggiore porta il
pesodi circa 140 chilogrammi". Questo campanile, con successive
riparazioni, specie in occasione del terremoto del 1930, resiste fino
alla Seconda Guerra Mondiale. Nell'agosto del 1944 subisce danni a
causa del bombardamento; perciò il Pievano Parroco Don Sante
Rossetti, avendo l'intenzione di aggiungere alla Chiesa la terza Navata
lo fa demolire.
3° Campanile:
Con i sussidi
per danni di guerra, viene costruito tra il 1946 e il 1948 dal Genio
Civile, il nuovo Campanile. Esso è situato di nuovo sulle
mura
castellane ma sul lato sinistro della Chiesa. E' di forma quadrata,
molto slanciato e termina con una guglia a forma di piramide,
sormontata da una sfera di rame e dalla Croce. Costruito tutto in
mattoni "faccia a vista". E' alto mt. 30 e ha 4 celle campanarie con 3
campane dotate di impianto elettrico.
Le campane portano le
seguenti scritte:
La campana grande: "1947 SANCTES ROSSETTI PLEB. IN MEM. REPARATIONIS
ECCLESIAE TORMENTIS VERBERATAE CONFLAGRA-TIONIS OMNIUM GENTIUM".
(1947) Sante Rossetti Pievano in memoria della riparazione della
Chiesa, danneggiata dalla guerra mondiale).
La campana
media: "SUPER OMNEM GLORIAM PROTECTIO ANNUNTIA-VERUNT OPERA DEI".
La campana piccola: "A RICORDO DEL I° CENTENARIO DELLA SPECIALE
DEVOZIONE ALL'ADDOLORATA. 1927-1928".
Ora si è
in procinto di restaurare la guglia e l'intera costruzione.
Sul campanile si trovavano anche altre due Campane più
piccole
della precedente, le quali, secondo quanto attestato da Don Sante
Rossetti nell'inventario del 1941, sarebbero state fuse nel 1927 dalla
ditta Pasqualini Giuseppe di Fermo e avrebbero pesato ql. 1 e 0,80
circa.
Chiesa
dei SS. Pietro e Paolo: nota critico estetica
Dell'antica costruzione cinquecentesca dalla quale prende nota Ridolfi
(6) e che con ogni probabilità vantava origini ancora
più
remote oggi purtroppo non documentate a sufficienza, attualmente
rimangono solamente alcune porzioni dei muri perimetrali; la Chiesa fu
infatti bombardata nel 1944 e in seguito ricostruita quasi interamente.
La facciata riedificata in un approssimativo stile
romanico non manca di una certa bellezza ed armonia, al contrario
l'interno, privato degli altari laterali, si presenta assai spoglio; ad
arricchirlo degnamente rimangono un apprezzabile Crocifisso ligneo
seicentesco issato su una croce raggiata, una scultura in legno di S.
Pietro Martire il nel secc. XVI-XVII e la decorazione a tempera nel
catino dell'abside con l'immagine di Cristo Re fra i Santi Pietro e
Paolo eseguita nel 1952 dal pittore Tarcisio Bedini di Ostra.
Nella sacrestia, in origine collocato nell'altare
della Chiesa, ora demolito, intitolato alla Vergine Annunziata, ha sede
un dipinto ascrivibile alla scuola baroccesca e forse al migliore
allievo del Barocci, al pittore urbinate Antonio Viviani (1520-1560);
l'opera può essere letta osservando due zone:
- in quella più bassa sono
rappresentate la figura della Vergine e dell'Angelo Annunziante
affrontate e in posa alquanto statica; la qualità pittorica
è comunque notevole, sia nella realizzazione fisionomica che
nella trattazione, tipica dell'artista, dell'abbondante panneggio dove
sfaldature di caratteristica matrice baroccesca si accompagnano ad
effetti sottili e vaporosi;
- nella
parte superiore del
quadro compaiono l'Eterno Padre benedicente e lo Spirito Santo in forma
di Colomba ma, come altre volte si verifica nei prodotti figurativi
dell'urbinate, questo brano del dipinto si rivela di minore
pregevolezza rispetto alla zona sottostante; nella stesura cromatica
l'autore fa uso di colori dalle tonalità calde e tenui
purtroppo
rese opache dall'avanzata ossidazione. Molteplici sono le concordanze
fra l'opera di Castelleone e il ciclo di affreschi eseguiti dal Viviani
nella Chiesa fanese di S. Pietro in Valle.
Un
quadro di S. Antonio Abate, in deposito
dalla Chiesa omonima del paese dove in origine era ubicato, (si trova
ora in San Pietro e Paolo). Si tratta di una bella tela, di scuola
bolognese del sec. XVII, dove il Santo viene rappresentato mentre
impartisce la benedizione: colpiscono la monumentalità e la
resa
espressiva del personaggio nonché l'abile diffusione della
luce,
che sfumando i contorni crea un'indistinta e suggestiva atmosfera.
NOTE E FONTI BIBLIOGRAFICHE
1. Vedi le Carte pubblicate da
Pierucci-Polverari, Vol. I (975-1139)
Roma, 1972. Vol. II (1140-1202) Roma, 1977.
2. Vedi
Polverari, Castelleone di Suasa, I; Vicende storiche, pagg. 221-222.
3. Theiner: Codex diplomaticus dominii temporalis Sanctae Sedis -
Romae, 1862, Vol. II, pagg. 338-348.
4. Micci: Il Monastero
di San Lorenzo in Campo 1965, pagg. 94-96.
5. Gasparini D.
Umberto: Castelleone di Suasa, parte II.
6. Pietro Ridolfi, Fratis Petri Rodulphi episcopi Senigalliensis et
comitis historiarum libri duo quibus haec contenentur. De prima Urbis
origine, de episcopis et praeclaris eorum gestis qui senogalliens(i)
Ecclesiae praefuerunt (...), Biblioteca Comunale, Senigallia, 1596, c.
7. Montanari, ff 19 e 419v - 420r e 420v - 421r -
421v. Croniche delle Chiese benefici e altro, III, ms dal sec.
XVIII-XIX, custodito nella Cancelleria vescovile di Senigallia.
8. La maggior parte delle notizie storiche sono
desunte da "Senigallia e la sua Diocesi: Storia - Arte - Fede", Vol:
II, pagg. 555-671, di D. Angelo Mencucci; Editrice Fortuna, Fano, 1994.
- Castelleone di Suasa - I Vol.: Vicende Storiche,
a cura di Alberto Polverari - Ediz. Tecnostampa, Ostra Vetere, 1984.
- Castelleone di Suasa - II Vol. - Vita
Castellana, a cura di Alberto Polverari. In particolare la parte II:
Vita Religiosa di Umberto Gasparini, pagg. 77-145. Ediz. Tecnostampa di
Ostra Vetere, 1989.
- Giorgi Gellio: Suasa Senonum - Parma
- Centro Saveriano Azione Missionaria - 2a ediz. 1981.
- Itinerari Rovereschi nel Ducato di Urbino - Soprintendenza per i Beni
Artistici delle Marche, Urbino, 1981.
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