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SS. Pietro e Paolo
Castelleone di Suasa (AN)

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GELLO GIORGI,  "Suasa Senonum", Centro Saveriano Azione Missionaria, Parma, 1981, 2a Ed. COSTANZO MICCI, "Il Monastero di S. Lorenzo in Campo", Ed. Trifogli, Ancona, 1965 
ALBERTO POLVERARI (a cura di), "Castelleone di Suasa", Vol. 1° "Vicende storiche", Vol. 2° "Vita castellana" (Lanfranco Berti - Renzo Fiorani - Umberto Gasparini - Elvio Grossi - Raoul Mancinelli - Alberto Polverari - Silvana Vagnini Cocci), Ed. Tecnostampa, Ostra Vetere, 1984/1989 



Cenni storici sulla chiesa SS. Pietro e Paolo

Tratto dallo scritto di mons. Angelo Mencucci in occasione della riapertura della chiesa parrocchiale colpita dal terremoto del 1997

STORIA RELIGIOSA PASTORALE
Questo capitolo è un estratto (in parte) dalla "Parte Seconda: Vita religiosa in Castelleone", composto e pubblicato dal Parroco Don Umberto Gasparini, sul II Volume di Castelleone di Suasa (5).

Evoluzione storica della Parrocchia
Tutti i documenti più antichi, custoditi nell'archivio Parrocchiale di Castelleone iniziano con l'anno 1605.
3 Maggio 1605 (registro dei Battesimi)
8 Settembre 1605 (registro dei morti).
E' quindi legittimo, stando a questi documenti, supporre che prima di questa data sia stata eretta la Parrocchia di SS. Pietro e Paolo di Castelleone. In precedenza, essendo diretta dipendenza dell'Abbazia di S. Lorenzo in Campo, questa vi nominava dei Cappellani Abbaziali, che non erano parroci autonomi, ma avevano la cura spirituale delle anime di Castelleone.
Poi, quando Urbano Vigerio Della Rovere divenne Vescovo di Senigallia dal 1550 al 1570 circa, elevò a Cura (Parrocchia) la Pieve di S. Lorenzo e questo fatto costituì un precedente importante anche per Castelleone, che, sotto l'Abbate Giuliano Della Rovere (1585-1621), uomo disposto al bene spirituale dei fedeli, e il fratello di questi, Ippolito, che dal 1572, era stato Signore di Castelleone, e poi Marchese di S. Lorenzo in Campo, anche la Cappellania di Castelleone venne elevata al rango di Parrocchia dotata di rendite beneficiali unita alla Diocesi di Senigallia ma sotto Enfiteusi dell'Abbate di S. Lorenzo, al quale ogni anno deve versare il Canone di una libra di cera bianca.
Micci dice infatti che sotto il governo del Marchese Ippolito e dell'Abbate Giuliano, il popolo "godette", in questa autonomia materiale e spirituale, di un saggio governo, pace e prosperità.".
Essendo costituita in Parrocchia, la Comunità di Castelleone doveva avere anche la sua Chiesa Parrocchiale; allora i Della Rovere (negli inventari si parla sempre di Duchi d'Urbino) donarono a Castelleone, un grande fabbricato situato sulla destra della porta del Castello, che probabilmente fino ad allora era stato, data la sua posizione strategica, adibito a "casermaggio" della Guarnigione di soldati.
Infatti dentro il Castello esisteva, secondo il Micci, soltanto la Chiesa di S. Pietro, posta sulla Rocca e quindi totalmente insufficiente ad assolvere il ruolo di Chiesa Parrocchiale. I Della Rovere e specialmente la Duchessa Livia, signora di Castelleone dove abitava e dove morì molto si adoperò per la chiesa, la Parrocchia e la popolazione di Castelleone.
Ma se si prendono in esame gli altri indizi e considerazioni si piò far risalire l'istituzione della Parrocchia a Castelleone molto più indietro nel tempo. Infatti:
- prima della serie di parroci scritta dal Montanari, si hanno altri nomi di pievani o rettori della pieve di S. Pietro Apostolo di Castelleone:
- Antonio di Cantiano 1392 "Dominus Antonius De Cantiano rector ecclesiae Sancti Petri, dicti Castri" (Castri Leonis).
- Francesco, 1400.
(Forse con ricerche successive si potranno trovare anche altri nomi).
- Il Ridolfi (6), circa l'anno 1595 scrive che a Castelleone c'è la Chiesa Parrocchiale, sotto il titolo di S. Pietro e, ad essa unito, l'oratorio sotto il titolo di S. Onofrio, poi demolito. Detto oratorio, secondo il disegno tracciato dallo stesso Ridolfi, si trovava sul lato sinistro della Chiesa Parrocchiale.
Anche la scelta di S. Pietro Martire come Patrono nel secolo XIII di cui si parla più avanti, può essere una prova che la comunità cristiana di Castelleone aveva già una sua vita autonoma, una sua chiesa (S. Pietro Ap.), sempre ricordata nei documenti e toponimi come la principale, e una sua organizzazione e definizione giuridica con un Pievano o Rettore.
Il fatto, poi, che solo dal 1605 partano i registri parrocchiali, si può spiegare con la consuetudine, in atto nei secoli precedenti, di non registrare accuratamente la data dell'amministrazione dei sacramenti e con l'esistenza nell'ambito della stessa parrocchia, di più chiese "battesimali".

 

1550-1590 Prima Chiesa: Evoluzione architettonica della Chiesa Parrocchiale
La primitiva Chiesa Parrocchiale era costituita da una sola navata (quella centrale della attuale Chiesa), aveva il tetto molto più basso, situato all'altezza del cornicione, che poggiava su grosse travi di legno.
In seguito fu costruito un soffitto piatto e attaccato alle travi. Era lunga mt. 21 e larga mt. 7. C'era l'altare maggiore in mattoni intonacati. Man mano si sono costruiti, certamente, altri altari lungo le pareti, come usavano allora, ma non si sa a chi fosssero dedicati. Il pavimento era di mattoni cotti e resterà così, con grandi avvallamenti sopraggiunti, fino ai primi decenni del secolo XIX.
Fu costruito il Campanile (vedi descrizione a parte) (seconda trasformazione 1600). E' incerta la data e il motivo per cui al titolo originario di S.Pietro, fu aggiunto S. Paolo. Probabilmente subito dopo l'adattamento del locale in chiesa, nella seconda metà del secolo XVI (1550-1600), constatata l'insufficienza della Chiesa a contenere i fedeli la Confraternita del SS.mo Sacramento, che già possedeva l'oratorio di S. Onofrio, essendo in possesso di notevoli disponibilità economiche si assunse l'onere di costruire dalle fondamenta la navata laterale destra.
A riprova di questo si possono addurre vari documenti.
Negli inventari sempre si dice che la Confraternita del SS.mo Sacramento ha il "giuspatronato" della navata minore, possiede la chiave della porta d'ingresso, spetta ad essa provvedere anche alle riparazioni murarie.
Se nel 1715 il muro esterno minaccia di cadere, significa che dalla sua costruzione erano passati molti anni; è quindi giustificato porre la sua costruzione nel periodo sopra scritto.
Altri elementi, di natura urbanistica ed architettonica, visibili anche oggi, dimostrano che questa navata è stata aggiunta in un secondo tempo:
1) Essa è situata totalmente fuori della cinta muraria,
2) Il muro che tocca la vecchia costruzione non ha alcuna connessione con esso,
3) Quando fu abbattuto il poderoso muro perimetrale della navata centrale per poter comunicare con questa nuova, esso fu sostituito con dei pilastri, in mattone cotto, lavorato e sagomato, uguali a quelli più antichi che si possono osservare lungo le "logge". Anche questo elemento conferma il periodo di costruzione. Questa navata fu dunque giustapposta a quella principale anche nel tetto, del quale continuava la pendenza. Tale copertura, rimase invariata fino al 1944. All'interno delle due Navate, man mano, trovarono posto gli altari descritti dal Montanari.
Chiesa Parrocchiale
"Sotto il titolo di S.Pietro, una volta di collazione dell'Abbate di S. Lorenzo in Campo, di giurisdizione però del Vescovo di Senigallia secondo anche detto articolo: De Castroleone (secondo la descrizione Ridolfi e Montanari) (7). La medesima chiesa ha due navatem aventi in mezzo tre colonne.
1829 - 1856: Terza trasformazione
Con la nomina del giovanissimo (31anni) Pievano Gaetano Paggi, sacerdote intraprendente e dinamico, che resse la Parrocchia per 46 anni, la Chiesa conobbe un periodo di trasformazioni e la Parrocchia un'era di grande vitalità spirituale.
La Navata centrale conosce una radicale trasformazione:
Si demoliscono il tetto, ormai fatiscente, e la facciata.
La facciata viene ricostruita in modo da allineare il muro esterno con la navata più piccola (che prima era più lunga di circa m. 1,50) e vengono ricavate, in alto, due finestre per dar luce dal fondo.
Il tetto viene ricostruito dopo aver innalzato i muri perimetrali in modo da poter ricavare anche qui 5 finestre.
Viene aggiustata l'abside e ornata di un nuovo "Coro" a due ordini di sedili, costruiti in legno di "ebano" e pitturato color noce (Inventario Paggi 1852).
Sopra la porta d'ingresso viene costruita, in legno, sostenuta da due colonne pure di legno, la Cantoria (Inventario Paggi 1852). Questa nel 1876, dal Pievano don Augusto Giorgini, "viene fatta pitturare e decorare e nello stesso anno vi si colloca il nuovo Organo, composto da 14 registri, acquistato con il contributo della Confrat. del SS.mo Sacramento (L. 100), della Confr. di Maria SS.ma Addolorata (L. 50), e di tutto il Popolo (L. 350) e del Pievano, che in parte fu poi rimborsato con la vendita di alcune quercie". (Inventario Giorgini 1888).
Del Campanile si parla più avanti.
Anche all'interno vengono portati dei miglioramenti. La tinteggiatura.
La decorazione dell'Altare, già di S. Francesco, e, con l'acquisto della Statua della B.Vergine Addolorata (1832) e la erezione (fondazione) di una Confraternita sotto lo stesso nome (1833), dedicata alla devozione verso la Vergine Dolente.
La statua resterà in venerazione fino al 1960. L'Altare Maggiore, in mattoni intonacati, viene rivestito di marmi. (Inventario Giorgini 1888).
Sotto l'altare medesimo si custodisce il Simulacro del Cristo Morto (giunto fino ai nostri giorni e in venerazione ogni anno nel Venerdì Santo).
La Chiesa nelle solennità viene illuminata da 80 candele, poste su 24 cornucopi oltre a quelle sugli Altari (18 sull'Altare Maggiore e almeno 6 su ogni altro Altare). (Inventario Giorgini 1888).
Il Pievano Gaetano Paggi, nel 1852, nell'inventario inviato al Vescovo di Senigallia Card. Lucciardi, scrive: "Il titolo della Chiesa Parrocchiale di Castelleone è S.Pietro e S.Paolo. Fu eretta dai Duchi di Urbino, da me attualmente Parroco innalzata e migliorata, per quanto lo permetteva la vecchia fabrica, e adornata di campanile novo piantato di fondo. La Confraternita del SS. Sacramento è Patrona della navata minore e più bassa, che mantiene di tutto e per tutto. Come acquistò il patronato non si conosce, ma deve essere stato in ragione di fabrica (Arch. Parr. tit. XXIX).
1899 - 1946: Quarta trasformazione
Questo periodo coincide con la presenza, come Pievano-Parroco, di Don Vincenzo Renzi che si adoperò non poco per la Chiesa.
E' lui che fa erigere, nel 1916, sul lato sinistro della navata centrale, le Cappelle dedicate all'Addolorata, a S.Giuseppe e S.Pietro M.
Infatti, aprendo parte del muro perimetrale a forma di archi e sottraendo un po' di spazio alla Casa Canonica, ricava le due Cappelle (con una spesa di L. 652,56).
Quella dedicata all'Addolorata, più grande, ornata e decorata da Mario Bedini, con altare e nicchia, dove è in venerazione il Simulacro. Sotto l'altare viene posto ancora il Cristo Morto.
Quella più piccola, sotto il titolo di S.Giuseppe, di cui è in venerazione la Statua, (che esiste anche oggi) posta sopra l'altare.
A fianco a questo Altare, sul muro che divide questa Cappella da quella dell'Addolorata, viene ricavata una nicchia, nella quale viene posto S.Pietro Martire.
A questa Cappella si accedeva dalla Chiesa e dalla Sacrestia. Per andare nel Campanile si doveva sempre attraversare la Cappella dell'Addolorata.
Nel 1927 (come da piano di spesa del Geom. Domenico Ciceroni di Corinaldo) viene rifatto il tetto di tutta la Chiesa (con una spesa di L. 3.000), il pavimento con mattonelle di cemento e vengono eliminate le tombe, ad eccezionedi quelle situate nella Navata Minore.
Nel terremoto del 1930, la Chiesa, così riparata e rafforzata, non riportò danni gravi.
E' Don Renzi che pone in opera la prima illuminazione elettrica.
1944-1975: Quinta trasformazione con la terza navata
Nei giorni 11 e 13 Agosto 1944, Castelleone viene bombardato e la Chiesa colpita ripetutamente.
La facciata viene squarciata dalle cannonate, che distruggono l'organo, e arrivano fino all'altare maggiore, danneggiandolo, insieme al quadro dei Santi Pietro e Paolo. Il tetto è irreparabilmente colpito e le suppellettili distrutte o danneggiate.
1946-1973: Il Parroco Don Sante Rossetti sporge subito denuncia al Genio Civile di Ancona e fa predisporre i progetti per la ricostruzione.
Ma nella sua mente prende forma l'intenzione di dare un assetto diverso alla Chiesa. Infatti la Chiesa, anche con le due navate, è insufficiente e in un certo senso "incompiuta" nel suo sviluppo architettonico.
Quindi si progetta la ricostruzione non più a due navate ma a tre. Per far posto alla nuova navata si demoliscono il Campanile, le Cappelle dell'Addolorata e di S.Giuseppe e la Sacrestia (che viene ricavata trasformando il vecchio Ufficio Parrocchiale).
Nel muro di sinistra della navata centrale vengono aperti 4 archi, uguali a quelli di destra. Gli altari vengono tutti demoliti. L'Abside viene allungata di circa m. m. 2,50, con la costruzione di un muro semicircolare, situato totalmente fuori delle antiche mura castellane.
La stessa Abside, è ora illuminata da due monofore, chiuse da due vetrate policrome, opera di Vitali di Foligno.
Nel 1952, VII Centenario di S.Pietro M., Tarcisio Bedini di Ostra, coadiuvato dal padre Marcantonio (famoso decoratore), esegue a tempera e oro nel "catino" dell'Abside, la figura di Cristo Re, con ai lati S.Pietro e S.Paolo, che emergono da un cielo azzurro. Sotto, al centro, si pone il Crocifisso che si trovava nella Navata di destra.
Ora la Chiesa misura m. 27 x 18 con una superficie di mq. 450 circa. Viene anche completata e resa perfettamente simmetrica la serie degli archi sul lato destro e la medesima navata leggermente ristretta per le stesse ragioni.
Il presbiterio viene chiuso da una nuova balaustra di marmo e l'Altare Maggiore ricostruito in marmo e consacrato dal Vescovo Umberto Ravetta, di Senigallia, il 2 Ottobre 1947 (nel Sepolcro si pongono le Reliquie dei Santi Martiri: Antonino, Eusebio ed Eutichiano).
Si pone in opera la pavimentazione completa in marmo, le facciate e il tetto vengono completamente ricostruiti, tutta la Chiesa ulteriormente innalzata e sopra le tre porte d'ingresso vengono aperte tre finestre rotonde. Il soffitto delle tre navate viene eseguito in "camorcanna" sostenuta da costole di legno. La volta della Navata di Centro è "a tutto sesto", nelle navate minori è "a botte".
In cima alle navate laterali vengono costruite due Cappelle, terminanti anch'esse ad abside, con al centro una nicchia: quella di sinistra dedicava alla B.V. Addolorata, con l'altare in marmo (donato da Domenico Panichi) consacrato dal Vescovo di Senigallia Mons. Umberto Ravetta nel 1957 (nel sepolcreto sono poste le reliquie dei Santi: Amedeo, Massimo e Valentino), quella di destra dedicata a S.Pietro M. (sopra l'altare viene posta la Statua). La decorazione delle absidi è del Bedini. In fondo alla navata di destra, trova posto il nuovo Battistero in marmo policromo.
L'esterno della Chiesa (ad eccezione del muro della navata destra) e la facciata della Casa Parrocchiale vengono completamente "incamiciati" con mattoni "faccia a vista".
Ora, a chi visita il paese, la Chiesa si presenta come il complesso architettonico più armonico e caratteristico di Castelleone.
Nel 1961 viene eretta la nuova Via Crucis in maiolica policroma, dono del Sac. castelleonese don Nazzareno Morici e di sua sorella Camilla. Nello stesso anno si pone in opera lo zoccolo, in marmo, alle pareti perimetrali.
Per la ricostruzione dell'organo l'iter è più lungo. Don Sante Rossetti riesce a realizzarlo, con i danni di guerra, solo alla fine della sua vita. Esso è opera della apprezzata ditta Pinchi di Foligno e, secondo le nuove esigenze liturgiche, si distacca l'organo dalla consolle: il primo trova la sua maestosa collocazione in fondo alla navata principale, sopra l'atrio d'ingresso, la seconda ai bordi del presbiterio sotto l'arco che collega la Navata Centrale a quella di destra.
Il Parroco Don Sante non ebbe la gioia di farne l'inaugurazione ufficiale perché richiamato alla casa del Padre: essa si fece ad opera del successore nel 1975, con un Concerto del Chiar.mo Maestro Adamo Volpi, Organista della Basilica di Loreto.
Detto organo accompagna le Sacre Funzioni, i canti del Coro e dei fedeli, suonato da giovani esperti e volonterosi.
Con la riforma liturgica ad opera del Concilio Vat. II, fu necessario attuare (1965) altre modifiche eseguite, da don Rossetti:
- l'Altare maggiore viene rivolto al popolo;
- il Tabernacolo viene posto sul lato destro del presbiterio, sostenuto da quattro colonne di marmo;
- in fondo all'Abside si costruiscono tre gradini, a decrescere, e vi si pone la sede del Celebrante;
- con le formelle della balaustra, che viene definitivamente tolta, si costruisce il luogo della proclamazione della Parola;
- il Battistero viene collocato in cima alla navata di destra, S.Pietro Martire portato nel Tempietto, in fondo alla medesima. In quella che era la nicchia per la Statua del Santo Patrono si colloca una artistica vetrata policromam dono di F. Baldarelli e opera di Vitali (Foligno).
- Nel 1967 si dota la Chiesa di un impianto di riscaldamento.
Il 15 Maggio 1975, il I° Anniversario della morte di don Sante Rossetti, viene affissa una lapide a ricordo del suo zelo sacerdotale e a memoria della sua intraprendenza pastorale:
Alla Venerata Memoria
di DON SANTE ROSSETTI
Pievano Parroco di questa Parrocchia
dal 1942 al 1974
che visse facendo a tutti del bene
edificando con le virtù e lo zelo
del Buon Pastore
il Gregge a lui affidato
la Comunità ecclesiale di Castelleone
nel I° Anniversario del suo ritorno
alla Casa del Padre
questa marmorea testimonianza
pone consacra e dedica
a perpetuo ricordo e gratitudine
15/5/1975

1975-1983: Sesta trasformazione
Nel 1978, con le offerte di tutte le famiglie e l'integrazione del Parroco Mons. Umberto Gasparini si rinnovano tutte le panche (£. 3.858.000) che, da private, divengono di tutti. Quelle vecchie, di legno ordinario, costruite nell'immediato dopoguerra, vengono distribuite nelle Chiese di S.Francesco, S.Pietro Martire, S.Lucia, Madonna del Vallato.
Nonostante le continue cure precedenti, la Chiesa presenta un soffitto pieno di crepe e annerito, i pilastri privi di intonaco per l'umidità, il pavimento dell'abside con vistosi avvallamenti, e l'impianto elettrico vecchio e pericoloso (risale al 1947).
Il parroco chiama a raccolta tutto il Popolo, dopo essersi consultato con il Consiglio Pastorale e tutti gli esperti, decide di aprire una sottoscrizione fra i Parrocchiani i quali rispondono con entusiasmo e concretezza, sentendo la Chiesa come un patrimonio appartenente ad ogni fedele. Così tra il luglio del 1982 e il gennaio del 1983 (con una spesa di £. 27.000.000) si realizzano le seguenti opere:
- Pavimento dell'Abside in marmo e sottostante solaio. Tutta l'area viene rialzata di due gradini e vi si colloca il Coro in legno pregiato, opera degli artigiani locali: Sebastianelli Vincenzo e Giuliano, (dono di Don Morici nel 50° di sacerdozio), che conferisce alla Chiesa un aspetto solenne.
- Il Santissimo viene portato nella cappella dell'Addolorata e il Tabernacolo tolto dal Presbiterio.
- L'Ambone ricostruito, utilizzando le colonne del Tabernacolo.
- Le basi dei pilastri della Chiesa vengono rivestite di marmo per ovviare i danni continui dell'umidità e conferire alla Chiesa un aspetto più decoroso.
Tutte le opere murarie vengono eseguite dalla ditta Tenti Giancarlo di Castelleone. I marmi sono di Maggiori Umberto di Ostra Vetere.
L'impianto elettrico completamente rinnovato ad opera di Pietro Frati e il sistema di amplificazione installato dalla ditta Mandolini di Marotta.
Tutto il tetto sistemato.
Per ultima si esegue la tinteggiatura, decorazione e restauro ad opera della ditta Pasqualini G. di Barbara.
Ora noi Castelleonesi possiamo veramente andare orgogliosi della nostra Chiesa, che ci accoglie nella sua area sacra, scandita dalla sequenza di archi che guidano il fedele all'altare, centro della liturgia.
Il 18 settembre 1983, a coronamento di questo lungo e tormentato cammino, la Chiesa Parrocchiale dei S.S. Pietro e Paolo, con il Rito, officiato dal Vescovo di Senigallia Mons. Odo Fusi Pecci, è stata solennemente Consacrata e dedicata.
A ricordo è stata apposta una lapide:
Nell'anno del Signore 1983
Anno Santo straordinario della redenzione
Sommo Pontefice Giovanni Paolo II
Vescovo Odo Fusi Pecci
Parroco Umberto Gasparini
per unanime e generosa volontà del popolo castelleonese
questa Chiesa,
è stata ristrutturata, restaurata, decorata
per la maggior dignità del culto di Dio
in ossequio alle norme del Conc. Vat. II
e solennemente consacrata
18 settembre 1983

Storia del campanile
Quasi subito dopo la sua erezione, (questo si può dedurre dal fatto che nel 1790 era già moto vecchio e malandato) la Ciesa Parrocchiale fu dotata del Campanile, come si conviene ad ogni Chiesa molto frequentata dai fedeli, perché con il suono delle campane, fosse richiamo per le Sacre Funzioni e potesse scandire i vari momenti della giornata lavorativa: l'Ave Maria del mattino (per l'inizio della giornata), l'Angelus (per il pranzo), l'Ave Maria della sera (termine del lavoro dei campi), un'ora dopo il tramonto (per la preghiera dei defunti e il riposo). Le campane con i vari tipi di suono, avvisavano i parrocchiani su pericoli, invasioni, incendi, temporali, morte, feste; fino all'avvento dell'orologio, dei manifesti, e della Radio e TV, erano l'unico e più rapido mezzo di informazione e convocazione dei fedeli e cittadini: la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo ha avuto tre Campanili.
1° Campanile: Ne da notizia il Pievano Francesco Vici nel suo inventario del 1790 (21): "A mezzogiorno (dietro l'altare maggiore), a capo della navata minore, dietro l'Altare del SS.mo Crocifisso, eretto nelle mura castellane, alto metà più della Chiesa, si trova situato il campanile, fabbricato in quadro (forma quadrata) riuscendo le corde delle campane nel Coro medesimo. Detto campanile, dalla impostatura delle campane in su e nella cupola si vede consunto dall'antichità e in cattivo stato".
Il campanile aveva due Campane non molto grandi. di questo campanile si parla fino al 1830.
2° Campanile: il Pievano Paggi (1829-1856), giudicando non riparabile il campanile esistente e ritenendo la sua collocazione non idonea, per il fatto che le corde scendevano dentro la Chiesa, con danno per il coro e per la pulizia, lo demolì e ne fece costruire uno nuovo, situato tra la Chiesa e la Canonica.
Nell'inventario del 1852 si legge: "Da me ornata (la Chiesa) di Campanile novo, piantato di fondo". Il Pievano D. Augusto Giorgini, nell'inventario del 1888 dice:"Unito alla Sagrestia e alla Chiesa sorge il Campanile, formato a guisa di torre. Vi sono tre campane, per uso della Parrocchia, delle quali la maggiore porta il pesodi circa 140 chilogrammi". Questo campanile, con successive riparazioni, specie in occasione del terremoto del 1930, resiste fino alla Seconda Guerra Mondiale. Nell'agosto del 1944 subisce danni a causa del bombardamento; perciò il Pievano Parroco Don Sante Rossetti, avendo l'intenzione di aggiungere alla Chiesa la terza Navata lo fa demolire.
3° Campanile: Con i sussidi per danni di guerra, viene costruito tra il 1946 e il 1948 dal Genio Civile, il nuovo Campanile. Esso è situato di nuovo sulle mura castellane ma sul lato sinistro della Chiesa. E' di forma quadrata, molto slanciato e termina con una guglia a forma di piramide, sormontata da una sfera di rame e dalla Croce. Costruito tutto in mattoni "faccia a vista". E' alto mt. 30 e ha 4 celle campanarie con 3 campane dotate di impianto elettrico.
Le campane portano le seguenti scritte:
La campana grande: "1947 SANCTES ROSSETTI PLEB. IN MEM. REPARATIONIS ECCLESIAE TORMENTIS VERBERATAE CONFLAGRA-TIONIS OMNIUM GENTIUM".
(1947) Sante Rossetti Pievano in memoria della riparazione della Chiesa, danneggiata dalla guerra mondiale).
La campana media: "SUPER OMNEM GLORIAM PROTECTIO ANNUNTIA-VERUNT OPERA DEI".
La campana piccola: "A RICORDO DEL I° CENTENARIO DELLA SPECIALE DEVOZIONE ALL'ADDOLORATA. 1927-1928".
Ora si è in procinto di restaurare la guglia e l'intera costruzione.
Sul campanile si trovavano anche altre due Campane più piccole della precedente, le quali, secondo quanto attestato da Don Sante Rossetti nell'inventario del 1941, sarebbero state fuse nel 1927 dalla ditta Pasqualini Giuseppe di Fermo e avrebbero pesato ql. 1 e 0,80 circa.
Chiesa dei SS. Pietro e Paolo: nota critico estetica
Dell'antica costruzione cinquecentesca dalla quale prende nota Ridolfi (6) e che con ogni probabilità vantava origini ancora più remote oggi purtroppo non documentate a sufficienza, attualmente rimangono solamente alcune porzioni dei muri perimetrali; la Chiesa fu infatti bombardata nel 1944 e in seguito ricostruita quasi interamente.
La facciata riedificata in un approssimativo stile romanico non manca di una certa bellezza ed armonia, al contrario l'interno, privato degli altari laterali, si presenta assai spoglio; ad arricchirlo degnamente rimangono un apprezzabile Crocifisso ligneo seicentesco issato su una croce raggiata, una scultura in legno di S. Pietro Martire il nel secc. XVI-XVII e la decorazione a tempera nel catino dell'abside con l'immagine di Cristo Re fra i Santi Pietro e Paolo eseguita nel 1952 dal pittore Tarcisio Bedini di Ostra.
Nella sacrestia, in origine collocato nell'altare della Chiesa, ora demolito, intitolato alla Vergine Annunziata, ha sede un dipinto ascrivibile alla scuola baroccesca e forse al migliore allievo del Barocci, al pittore urbinate Antonio Viviani (1520-1560); l'opera può essere letta osservando due zone: Un quadro di S. Antonio Abate, in deposito dalla Chiesa omonima del paese dove in origine era ubicato, (si trova ora in San Pietro e Paolo). Si tratta di una bella tela, di scuola bolognese del sec. XVII, dove il Santo viene rappresentato mentre impartisce la benedizione: colpiscono la monumentalità e la resa espressiva del personaggio nonché l'abile diffusione della luce, che sfumando i contorni crea un'indistinta e suggestiva atmosfera.

NOTE E FONTI BIBLIOGRAFICHE
1. Vedi le Carte pubblicate da Pierucci-Polverari, Vol. I (975-1139) Roma, 1972. Vol. II (1140-1202) Roma, 1977.
2. Vedi Polverari, Castelleone di Suasa, I; Vicende storiche, pagg. 221-222.
3. Theiner: Codex diplomaticus dominii temporalis Sanctae Sedis - Romae, 1862, Vol. II, pagg. 338-348.
4. Micci: Il Monastero di San Lorenzo in Campo 1965, pagg. 94-96.
5. Gasparini D. Umberto: Castelleone di Suasa, parte II.
6. Pietro Ridolfi, Fratis Petri Rodulphi episcopi Senigalliensis et comitis historiarum libri duo quibus haec contenentur. De prima Urbis origine, de episcopis et praeclaris eorum gestis qui senogalliens(i) Ecclesiae praefuerunt (...), Biblioteca Comunale, Senigallia, 1596, c.
7. Montanari, ff 19 e 419v - 420r e 420v - 421r - 421v. Croniche delle Chiese benefici e altro, III, ms dal sec. XVIII-XIX, custodito nella Cancelleria vescovile di Senigallia.
8. La maggior parte delle notizie storiche sono desunte da "Senigallia e la sua Diocesi: Storia - Arte - Fede", Vol: II, pagg. 555-671, di D. Angelo Mencucci; Editrice Fortuna, Fano, 1994.
- Castelleone di Suasa - I Vol.: Vicende Storiche, a cura di Alberto Polverari - Ediz. Tecnostampa, Ostra Vetere, 1984.
- Castelleone di Suasa - II Vol. - Vita Castellana, a cura di Alberto Polverari. In particolare la parte II: Vita Religiosa di Umberto Gasparini, pagg. 77-145. Ediz. Tecnostampa di Ostra Vetere, 1989.
- Giorgi Gellio: Suasa Senonum - Parma - Centro Saveriano Azione Missionaria - 2a ediz. 1981.
- Itinerari Rovereschi nel Ducato di Urbino - Soprintendenza per i Beni Artistici delle Marche, Urbino, 1981.
 

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